MY CITY

MY CITY
(foto by Stefano)

June 29, 2008

Parole fitte

Ho ancora tante fitte parole scritte nel mio moleskine, come pure nella mia testa.
Sono righe che mi appuntavo in ognidove della città dove mi trovavo, in ogni angolo, parco, treno o metrò, in mezzo la gente o appartato da solo durante il pranzo in un bel parco cittadino.
Dopo oltre un mese dal mio ritorno dal mio viaggio, sono tanti, innumerevoli episodi che racconto quando mi soffermo a parlare con le persone dell'America.
A volte mi sembra di essere un "ambasciatore", un "inviato speciale" che viene invitato a cena per fare vedere foto e raccontare del viaggio, degli USA.
E questo mi piace molto e mi lusinga allo stesso modo. Non so il perchè, ma il raccontare di questa cosa, questa esperienza mi piace molto.
E nel piacermi così tanto che cerco di documentarmi di conoscere aspetti che non sono riuscito a capire e conoscere nella mia breve visita.
Mi lusinga e mi piace anche se non mi sembra di aver fatto grandi cose, ma solo di avere compiuto un viaggio "speciale" per me e forse semplice per alcune persone.
Non ho mai amato parlare di me, della mia persona come non mi piacerà mai parlare delle mie cose "personali", che ho fatto o che farò.
Ma in questo caso invece non mi fermerei mai nel parlare e raccontare.
E forse è anche questo un aspetto nuovo che sto cercando di conoscere dopo il mio viaggio.
E ogni nuova volta che racconto episodi del viaggio, saltano fuori racconti inediti che magari nei miei racconti precedenti non ho raccontato. Il fatto è che sono così tanti che a volte sono pure io stesso che mi perdo.
E come scrive Antonio Munoz nel libro "Le finestre di Manhattan" mi piacerebbe pure a me mentre racconto dire:
"Vorrei ricordarmi di ognuna delle mie passeggiate e di tutte le finestre che mi si sono mostrate a Manhattan..."

June 23, 2008

Sei americano?

Sei Americano?
La risposta più logica che uno si aspetta di sentire è: Si o No.
Così come se ci chiedessero: sei Italiano?
Invece per gli americani la risposta è molteplice.
A questa domanda, come ci si può immaginare, le risposte possibili sono innumerevoli quanto le combinazioni di una cassaforte e spesso richiedono una certa dimestichezza con l'aritmetica:
"Sono un terzo portoricano del lato paterno, metà tedesco e metà giapponese da quello materno".
"Mezzo pakistano, mezzo curdo, mezzo coreano" (e non ho mai imparato le fazioni).
Un quarto scozzese, due parti gallese, la radice quadrata del coseno svedese e una spruzzo di arapaho".
Così come la ragazza che abbiamo conosciuto a New York durante la partita di baseball, ci confessò di avere anche lei nel suo DNA delle parti europee.
Tutto questo per una americano è naturale in quanto l'America è un mix di razze, al contrario dell'Italia.

Se invece, in questo momento, penso alle mie combinazioni posso dire:
"Sono un pò veronese, una pò alto tesino, un pò ferrarese, un pò padovano e un pò spagnolo...".
Che possa sentirmi pure io un pò....americano?

(Nella foto da sx. Lisa - la ragazza americana conosciuta allo stadio- e Marina)

June 18, 2008

Essere coraggiosi?


La frase che ho messo all'inizio di questo blog mi è piaciuta immediatamente quando la lessi, la frase di Isabelle Eberhardt.
La trovai per caso, o forse, mi piace pensare, lei trovò me.
La frase è molto significativa:
"Partire è la più bella e coraggiosa di tutte le azioni.
Una gioia egoistica forse, ma una gioia, per colui che sa dare valore alla libertà.
Essere soli, senza bisogni, sconosciuti, stranieri e tuttavia sentirsi a casa ovunque e partire alla conquista del mondo."

E il mio partire è stata la più bella della azioni che potessi fare, non so se è stata coraggiosa e se lo sono stato io.
Ma l'ho fatta ed è stato importante.
Ed ora questo mio viaggio, in modo alquanto strano, lo sto gustando a ritroso.
Cioè.
Ora sto leggendo qualche libretto, qualche racconto da chi ha vissuto o vive l'esperienza americana e mi fa capire ancora di più quello che ho avuto la fortuna di vedere.
Ed è stata la via migliore per me.

Tra poco la sorella della mia amica che mi ha accolto in America, compierà lo stesso viaggio.
Avrei mille consigli da dirle, mille suggerimenti che magari quando la incontrerò glieli dirò. Anche se credo potrei ripeterle l'unico consiglio che ho già suggerito ad altre persone...
"è di stupirsi sempre di ogni piccola cosa che vedrà, di emozionarsi della bellezza delle persone, di notare dall'alto il mondo quanto è bello e meraviglioso".

June 17, 2008

"Ho visto cose che voi umani...."

E' passato un mese.
Sono sempre frasi fatte, ma questo mese per me è volato e non capisco bene dove sia andato.
Qualcuno lo sa?
Forse è rimasto tra le nuvole?
O in terra americana?
Ho ancora negli occhi il mio viaggio. Sono ancora in viaggio. Sto vivendo ancora uno stato di "vacanza".
Ho ancora nella memoria tutte le cose che ho avuto fortuna di conoscere, vedere, assaporare.
Penso a volte, come mi dice un collega, di non essere ancora tornato totalmente dal mio viaggio. Mi ritrovo ancora a fare dei paragoni tra quello che vivo quotidianamente e quello che ho vissuto per un breve periodo, con gli occhi da turista.
Gli occhi da turista, come dico più volte a chi mi chiede dell'America, sono degli occhi che si meravigliavano di ogni piccola cosa che notavo, che sentivo e capivo.
Gli occhi da turista vedono sempre tutto con curiosità, con stupore, con meraviglia.
Gli occhi da turista forse vedono tutto magnifico e non vedono, a volte, anche le cose meno belle.

A volte mi piacerebbe esordire quando mi chiedono di raccontare del mio viaggio in un modo un pò fantascientifico : " Ho visto cose che voi umani non potete neppure immaginare...." (battura del film "Blade Runner")

Questo perchè definire velocemente cosa sia l'America, come è stato il mio viaggio, quali sensazioni ho dentro di me dopo questa bella esperienza, è un argomento fantascientifico....

June 14, 2008

Al Rockfeller Center


Era il primo giorno a New York.
Ricordo una frizzante aria fresca che mi abbracciava nelle grandi strade di New York.
Il sole inizia a tramontare sulla città e le luci delle strade iniziavano ad accendersi.
Il fuso orario del primo giorno era ancora dentro di me e se parte di me sentiva la stanchezza e la voglia di riposarsi, l'altra parte voleva continuare a camminare.
Naturalmente vinse la parte "viaggiatrice" di me, per quel giorno e tutti gli altri giorni, fino al giorno della partenza.
Nel nostro camminare arrivammo davanti al Rockfeller Center di New York.
C'è una targa scritta in persona da Rockfeller Jr. che sia io, che il mio amico ci incuriosì.
Leggemmo velocemente la targa, con la voglia una volta ritornati a casa, di cercare quelle parole e di conoscere l'idea di quell'uomo.

Ora lascio la lettura di quelle parole:

"I believe in the supreme worth of the individual and in his right to life, liberty, and the pursuit of happiness.
I believe that every right implies a responsibility; every opportunity, an obligation; every possession, a duty.
I believe that the law was made for man and not man for the law; that government is the servant of the people and not their master.
I believe in the dignity of labor, whether with head or hand; that the world owes no man a living but that it owes every man an opportunity to make a living.
I believe that thrift is essential to well ordered living and that economy is a prime requisite of a sound financial structure, whether in government, business or personal affairs.
I believe that truth and justice are fundamental to an enduring social order.
I believe in the sacredness of a promise, that a man's word should be as good as his bond; that character -- not wealth or power or position -- is of supreme worth.
I believe that the rendering of useful service is the common duty of mankind and that only in the purifying fire of sacrifice is the dross of selfishness consumed and the greatness of the human soul set free.
I believe in an all-wise and all-loving God, named by whatever name, and that the individual's highest fulfillment, greatest happiness, and widest usefulness are to be found in living in harmony with His will.
I believe that love is the greatest thing in the world; that it alone can overcome hate; that right can and will triumph over might."

"Io credo nel supremo valore dell’individuo e nel suo diritto alla vita, alla libertà e al raggiungimento della felicità.
Io credo che ogni diritto implichi una responsabilità; ogni opportunità un obbligo; ogni possesso un dovere.
Io credo che la legge sia stata fatta per l’uomo, non l’uomo per la legge; e che il governo sia servo delle persone, e non il padrone.
Io credo nella dignità del lavoro, sia manuale che intellettuale; e che il mondo debba ad ogni uomo non un'esistenza ma una concreta opportunità di farsi una vita.
Io credo che la capacità di risparmiare sia essenziale per una vita ben ordinata e che l’economia sia il requisito primo per una sana struttura finanziaria, sia nel governo che negli affari che nelle imprese personali.
Io credo che la verità e la giustizia siano fondamentali per un ordine sociale persistente.
Io credo nella sacralità di una promessa, e che la parola di un uomo dovrebbe essere valida quanto il suo impegno; e che il carattere, non la ricchezza o il potere o la posizione sociale, sia di supremo valore.
Io credo che offrire un utile servizio sia il dovere comune del genere umano e che solo nel fuoco purificatore del sacrificio sia consumato il rifiuto dell’egoismo e liberata la grandezza dell’animo umano.
Io credo nell’onnisciente e sempre amorevole Dio, chiamato secondo qualsiasi nome, e che la più alta realizzazione, la più grande felicità e la più assennata utilità dell’individuo si ritrovino nel vivere in armonia con la volontà di Lui.
Io credo che l’amore sia la più grande cosa al mondo; e che solo esso possa sopraffare l’odio; e che il diritto possa trionfare e trionferà sull’autoritarismo".

June 12, 2008

Cosa è l'America? (Parte terza)

L'America è anche
questa

e anche questa



...e molto altro ancora...

June 10, 2008

Cosa è l'America? (Parte seconda)

L'America è anche...
automobilisti che si fermano per far attraversare i pedoni
diverse acque nei supermercati
interi scaffali che offrono i più diversi tipi di bibite
dove non si vedono le bottiglie da un litro e mezzo
dove alla cassa ti dicono "Next, please"
dove le gift card le trovi dappertutto su vari tipi di prodotti
dove stare in un Starbucks per ore è una cosa naturale
dove gli scoiattoli in un parco cittadino sono anche loro cittadini

...e molto altro ancora...

June 04, 2008

Cosa è l'America? (Parte prima)

Cosa è l'America?
Mi hanno chiesto alcune volte dopo il mio ritorno...

L'America è
il luogo dei miei amici
il ricordo delle grandi strade
del tutto in grande
dei grandi spazi
delle carte di credito e niente contanti
di chiamare il taxi alzando il braccio come nei film
nell'incontrare una ripresa per un film in ogni angolo della città
il non pagare i sacchetti al supermercato
nel sentirsi dire ogni volta che entri in un negozio "Ciao, come stai?" e quando esci "Ti auguro una buona giornata!"
nel chiedere che il tuo cibo che avanzi al ristorante dopo pranzo o cena venga messo in un contenitore per essere portato a casa
dall'assenza di motorini o scotter
nel trovare supermercati aperti ventiquattro ore su ventiquattro
delle tante bandiere americane viste in ogni angolo della città
nel sembrare di respirare il futuro
nella possibilità di trovare tutto e che sia alla portata di "mano"
dei grandissimi grattacieli
dei tanti parchi
dei profumi di cibo di ogni angolo del mondo
nel vedere le persone che facevano jogging nelle vie della città

...e molto altro ancora...

June 02, 2008

Il viaggio come terapia

Il viaggio è una mia bella terapia.
Lo sospettavo da tempo.
Lo immaginavo, ma non ero certo.
Ora lo so!
Capita a tutti più o meno che ogni tanto si cade, si inciampa, si passi dei periodi meno sereni.
Così si cerca in ognidove, in ogniluogo, una parola, un amico come un'amica, qualcosa che ci possa fare risalire.
Anche se si sa benissimo che la persona che ci possa aiutare, alla fine, siamo sempre noi stessi.
Già una volta un viaggio mi aveva aiutato, già un viaggio mi aveva suggerito alcune cose.
Forse sapevo in fondo a me, che questo viaggio mi avrebbe potuto aiutare.
Avrebbe.
Avevo forse timore che un viaggio o il viaggio mi avesse potuto suggerire ancora qualcosa.
E se questa volte non fosse stato come le altre volte?

Non avevo pensato e programmato questo viaggio.
Non lo volevo fare e non per "colpa" delle persone che mi attendevano, del luogo che mi avrebbe ospitato. Ma solo perchè non avevo nessuna intenzione.
Come un piccolo bimbo non "volevo".

Poi invece, sempre come un bimbo che con uno schiocco di dita prima piange e poi ride, così da un "no"....ero passato ad avere il biglietto aereo in mano e attendere con pazienza (forse non da me) di partire.
E così mi ritrovavo a volare alto nel cielo, a lasciare tra le nuvole qualcosa e ritornare con una valigia piena.

Ogni tanto la domanda era:
"Allora ci trovi cambiati?"
"Sì, ........vi trovo bene".

E io chiedevo a loro:
"E ditemi, vi sembro cambiato?"

Non so quale sia la risposta, ma io mi risponderei di sì....

Nessuna informazione

Per questo viaggio non mi ero documentato tanto.
Nessun approfondimento di nessun tipo. Mi ero solo limitato a leggere qualcosa, ma nulla di particolare.
Questa volta volevo partire e arrivare dai miei amici con solo alcune domande, con delle cuorisità.
Le domande che mi giravano nella testa erano...
"Chissà come stavano i miei amici,
come sarebbe stato bello nel rivederli,
se l'America era incantevole e se mi avrebbe fatto sognare come avevo visto e letto in film e libri,
se ne sarei rimasto entusiasta,
se il mio piacere dei viaggi sarebbe ritornato".

Ed è stato tutto questo.
E ancora di più.
Alla fine mi sono reso conto che se avessi letto molti libri, se avessi preso tante informazioni, non avrei provato tutto quello che ho sentito in questo viaggio.

E credo mai che riuscirò a raccontarlo, perchè alcune cose si possono solo viverle di persona.

June 01, 2008

Saluti ed emozioni

La città dall'alto prese tutto un altro aspetto.

Quando atterrai era una città sconosciuta, non mi dava nessuna sensazione, nessun saluto.
E io non la davo a lei.
Mi stupivano solo i grattacieli alti.
Invece nel decollare per tornare a casa la cosa non fu così.
Sentivo e vedevo che quella città, nel suo piccolo, mi apparteneva e forse io in parte appartenevo a lei.
Riconoscevo alcune cose che mi facevano pensare a quando io, assieme ai due amici, passeggiavamo allegramente e io con il naso all'insù mi stupivo di ogni cosa e in ognidove.
Appiccicato al finestrino dell'aereo nel decollo mi emozionavo e come un bimbo che saluta con la mano gli amici o i parenti dopo essere andati a trovarli, così mi capitava di farlo pure io.
Come un bambino emozionato lo facevo pure io.
Per fortuna non avevo nessuno seduto vicino a me, così potevo emozionarmi e salutare.
Dopotutto...tutti i grandi sono stati bambini per una volta...

(Nella foto la città di Boston)